di Thomas Mann
Thomas Mann è uno dei grandi veri narratori del Novecento e un esploratore dell’animo umano. Nel 1929 con il Nobel per la letteratura veniva premiato per i suoi grandi romanzi come I Buddenbrook (scritto nel 1901) e La montagna incantata del 1924.
Dopo i Buddenbrook, nel 1903 pubblicò su una rinomata rivista culturale tedesca, poi in una raccolta di novelle, il racconto Tonio Kröger che ho letto recentemente e che vi suggerisco.
Tonio Kröger vuol essere un viaggio nell’identità. Fortemente autobiografico questo libro ci fa conoscere il Mann delle origini, prima dello strappo doloroso dell’Europa con la grande guerra, prima dell’abisso scavato dal nazismo che ci fa dire che esiste anche nella letteratura, un prima e un dopo la Shoah.
Thomas Mann ci fa vivere in un limbo che sta tra Goethe e i terribili fatti degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, con una narrazione che è una lirica quasi musicale.
ll protagonista Tonio è un quattordicenne, di ottima famiglia alto borghese, nel quale inizia a emergere un disagio esistenziale, non si riconosce nei suoi coetanei con cui non condivide interessi e passioni. Il rapporto con l’amico del cuore che ammira per la capacità di saper creare legami con tutti sapendo condividere con gli altri giochi e passioni, senza peraltro che questi legami lo vincolino e con una leggerezza rende un po’ Tonio geloso. Il protagonista della storia è un ragazzino ipersensibile che richiede una attenzione in più, il non rispettare un piccolo impegno tra ragazzini per Tonio diventa il tradimento di una amicizia. Tonio ha una spiccata sensibilità che lo rende capace di esprimere concetti complessi con una superiorità di linguaggio rispetto ai suoi coetanei e interessi artistici e questo lo confina a sentirsi un po’ fuori del mondo. Non si sente mai a posto con se stesso, riserva le sue doti di brillante e colto adolescente ai suoi interessi sperando di condividerli con i coetanei e anzi, di cambiarli per renderli simili a sé.
Rimugina sulla sua identità e sulle sue aspirazioni di essere un artista, un poeta.
Il viaggio di Tonio in questo racconto arriva fino alla maturità. Permane in tutto il suo percorso il desiderio di essere amato, e la malinconia che lo accompagna la si percepisce sempre nei brillanti dialoghi che Mann sa inanellare.
I critici hanno riconosciuto un fardello autobiografico che l’autore in parte sa tenere velato, solo alla fine del racconto si percepirà chiaramente di come molti elementi della vita dell’autore combacino con quelle del suo protagonista, nel contrasto perenne tra arte e vita secondo una moltitudine di aspetti. Se l’adolescente Tonio sa comporre versi, suona il violino come tutto questo fosse il centro del mondo, la giovinezza con i suoi turbamenti lo aiuterà a trovare la sua strada. Complici anche gli eventi familiari (la morte del padre, un nuovo matrimonio della madre) viaggerà alla ricerca di sé, con la sua naturale tendenza a riferirsi e confrontarsi con il mondo artistico, in un costante perenne conflitto.
Mann non trascura piccoli colpi di scena e incontri personali (coi sentimenti e con gli altri protagonisti del racconto) che non fanno altro che rendere più profonda l’analisi del giovane Tonio (alias Thomas?) in una descrizione piena di simbolismi, come l’idea del viaggio, il senso della luce (le luci della città, Lubecca la città di Mann è sempre sullo sfondo) il ritorno alla città di famiglia ovvero il recupero delle origini, che rimandano alla trasformazione dei disagi in consapevolezza.
Maria Rosa