di Loriano Macchiavelli
Nessuno di noi può dimenticarla quella data, ognuno di noi sa esattamente dove si trovava quel 2 agosto del 1980 quando la Stazione di Bologna fu teatro della strage, quando la strategia della tensione tentò di scardinare la democrazia italiana. Visto che fino a quel momento la precedente stagione degli attentati a uomini e treni non era stata sufficiente la strategia orchestrata da una coalizione ben assortita tra massoneria, rappresentanti della politica, forze deviate delle istituzioni, servizi segreti, criminalità organizzata progettò una strage. Fu colpita Bologna, un simbolo? Incrocio di molte tratte ferroviarie? L’Italia fermata da una bomba in una valigia lasciata in una sala d’attesa di seconda classe della stazione piena di gente, che uccise – dilaniandole – 85 persone (come sappiamo viaggiatori, ferrovieri, addetti ai servizi), e ne ferì gravemente oltre duecento, rimaste sotto le macerie e sotto i morti. Penso a Marisa, una mia cara collega che avrebbe dovuto raggiungere la famiglia in vacanza, per un cambio di programma quella mattina era lì, rimase gravemente ferita sotto le macerie, riparata da un paio di cadaveri per ore, ci mise anni a guarire le ferite e mai mai riuscì a superare lo shock. Come lei tante, troppe persone. E’ per loro, per noi, per il senso di comunità, per una patria democratica che dobbiamo ricordare la strage di Bologna.
E ben venga che, oltre alle cerimonie civili, le commemorazioni, le mille modalità di tenere traccia di quanto è successo e di tramandarne l’essenza, qualche scrittore faccia di questo gravissimo attentato il luogo di un suo romanzo.
Quello di cui oggi vi parlo è il bellissimo libro di Loriano Macchiavelli dal titolo STRAGE, titolo posato sopra una copertina rosso sangue, l’immancabile orologio della stazione fermo alle 10,25 attaccato a un brandello del muro della stazione su cui sono rimasti indelebili i segni dell’esplosione.
Si tratta di un noir, un romanzo che intende ripercorrere diverse fasi. Il poco prima, il giorno della strage, il passato ovvero preparando la strage, dopo la strage, le indagini.
Chi era presente a Bologna nei giorni precedenti la strage? Quale strano incrocio di personaggi? Qual era il filo che li univa? A chi rispondevano? Il romanzo è ricco di personaggi la cui storia ci riporta a fatti anche di cronaca dell’epoca, al coinvolgimento della mafia, della banda della Magliana, a servizi deviati, al terrorismo nero, alla P2, alla politica, agli interessi a loro comuni.
Mentre ognuno di loro quella mattina del 2 agosto, in una città assediata dall’afa, si trova nei paraggi, o sul treno del binario 1, o già in fase di lasciare Bologna, la valigia imbottita di esplosivo, lasciata su un tavolinetto della sala d’aspetto di seconda classe stipata di persone, con una potente deflagrazione fece vibrare i vetri fino in centro città e la polvere avvolse la zona. La stazione si aprì in due, dando conto del massacro che era avvenuto. Colpi di scena si susseguono, la storia di ogni personaggio si arricchisce di dettagli, l’autore ci mostra i rapporti che intercorrono tra loro, grazie ad abili manovratori. E’ con la parte relativa alle indagini che il libro, pur essendo un romanzo, ci riporta alla realtà con i depistaggi, le minacce. I personaggi sono di fantasia, ma la cronaca è vera. Se teniamo conto che il libro uscì nel 1990 e poi subito ritirato dall’editore dopo la denuncia di uno degli imputati della strage di Bologna e non ripubblicato fino al 2010, ci viene da pensare che l’interpretazione della realtà è stata ben collocata all’interno di un romanzo che risulta avvincente e appassionante.
Maria Rosa
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