La parola sensuale

Saluto e presentazione del Festival 2024 Sandra Zanardi e Antonio Castronuovo

Saluto dell’Assessore alla cultura del Comune di Imola: Giacomo Gambi

L’assessore ci teneva ad essere presente all’apertura di questo Festival. Ragionando sul tema del linguaggio, sembra che statisticamente, quando ci si rapporta con un’altra persona, ciò che dall’altro è compreso sia solo il 13% di quello che ci si è detto, l’altro 87% è “menta verbale”, quello che non è stato detto, dipende dal comportamento, dal modo in cui ci muoviamo, dal “portato culturale” che abbiamo dentro di noi.
Quanto è importante apprendere anche nuovi linguaggi!
Il linguaggio è per forza relazione, è l’incontro con l’altro e quindi un Festival dei linguaggi declinato in una polifonia di voci che ci avvicina all’arte, all’economia, al teatro, alla musica, alla storia, al gioco, in qualche modo ci aiuta e stimola nella relazione con altra persona, ma non solo.
Un aspetto molto importante di questo Festival è la relazione che c’è stata anche con altre Associazioni che parlano e che coinvolgono generazioni diverse, perché è fondamentale tentare di lavorare sulla comunicazione intergenerazionale che coinvolge anche i più giovani. Inoltre è un tributo importante l’aver dedicato la 1° Edizione di questo Festival ai fondatori di Università Aperta e in particolar modo a Lido Valdrè che ha pensato e fortemente voluto il nome “Aperta”, come scuola aperta all’altro, aperta alla relazione.

Marco Pelliconi ricorda Lido Valdrè

Nonostante la differenza di età, mi conosceva fin da quando ero ragazzino perché le nostre famiglie si conoscevano, ed in età adulta è venuto spontaneo collaborare assieme. Lido era persona educata e gentile, sempre modesto, più propenso all’essere che all’apparire, non ha mai dimenticato le sue origini ed il suo percorso iniziale: ha fatto studi tecnici, ha lavorato in fabbrica, poi è diventato maestro, direttore didattico e  infine professore universitario. Noto a livello internazionale, alcuni suoi libri sono stati tradotti in altre lingue e per il suo carattere poco propenso all’apparire molte volte ha  rifiutato di presentarli all’estero. Lido ha aiutato molte persone a studiare, laurearsi, anche persone già adulte che frequentavano Università Aperta. Dotato di una umanità rara e persona curiosa, al di là della sua specializzazione si interessava di tanti altri campi del sapere mediante una capacità di svolgere una mole di lavoro notevole.
Promuoveva i giovani e le donne, con particolare attenzione agli anziani.
Era iscritto con il numero 1 nell’elenco soci di Università Aperta che fu ideata a livello comunale. A quei tempi io ero assessore  e Valter Galavotti consigliere comunale molto impegnato sul tema cultura.
A livello nazionale e internazionale si vedevano le prime esperienze di queste università per adulti e ne studiammo statuti e modalità, ma Lido Valdrè e Casadio fecero due passi importanti.
In primis, Giorgio Marabini e Bruno Caprara spinsero Valdrè e Casadio a costituire Università Aperta come cooperativa sociale e non come associazione per il peso che la cooperazione aveva ad Imola e per il tipo di socialità e il senso che ha costituire una cooperativa.
Non di minor importanza, Valdrè ebbe la geniale idea di chiamarla Università APERTA sulla linea delle Open University inglesi e  distinguendosi dalle università per anziani, terza età, per il tempo libero o università popolari socialiste: Università Aperta a tutti senza barriere idea innovativa e di sostanza, promuoveva i giovani e le donne, con particolare attenzione agli anziani.
Ripensando agli inizi, quasi 40 anni fa,  ricordo che fra i primi 20 soci entrarono solo tre donne e nessuna presenza femminile nel CdA e Lido promuoveva la partecipazione delle donne per dare spazio alla presenza femminile. Ad oggi lo staff e il CdA di Università Aperta ha una forte maggioranza femminile secondo gli intenti di Lido, possiamo dire che ha vinto una sua battaglia: sapeva guardare avanti.
Lido voleva anche dare spazio alle energie culturali locali, mettere assieme le energie dell’epoca poiché insieme si è più forti e oggi credo che occorra guardare avanti come lui aveva fatto e magari riflettere sul ruolo della cooperazione in generale, soprattutto della cooperazione nel settore culturale; Università Aperta che tuttora è culturalmente radicata e forte sul territorio saprà certamente cogliere questo argomento come spunto.

Ritratto a tutto tondo di Lido Valdrè di Valter Galavotti

Riallacciandosi a quanto ascoltato da chi l’ha preceduto, vuole riportare alcune sue annotazioni che riguardano la figura di Lido Valdrè. Cittadino imolese, uomo di relazione che parlava con tutti, sempre disponibile con uno splendido approccio dal sorriso aperto e che sapeva parlare la lingua italiana per quello che è stato, filosofo popolare con il quale ha condiviso percorsi e che gli piace poterlo paragonare al tafano che pungeva gli ateniesi in “Apologia di Socrate” di Platone, ovvero l’uomo che incontrando le persone con le sue profonde domande le esorta ad un confronto di idee, tempestando di domande il suo interlocutore per sapere cosa l’altro pensa. Una dote fantastica di grande ascoltatore, l’ascolto come molla del progredire, come elemento dinamico della conoscenza.
Rammenta l’inizio insieme nell’avventura di Università Aperta, uno splendido approccio in cui si progettò di sperimentare di poter parlare di argomenti seri, importanti, nello stesso modo ad una platea dove sono presenti differenti classi di alfabetizzazione, ossia offrire una educazione popolare anche come riscatto a classi subalterne. In quel primo nucleo di Università Aperta si incontravano personalità diverse: Quinto Casadio personaggio forte, massiccio, inespugnabile e Lido Valdrè colloquiale, più dolce. Vuole ricordalo nel difficile momento che Università Aperta ha vissuto, quando con Casadio colpito da infarto, Lido si trovò a dover combattere contro una scalata per impossessarsi di Università aperta snaturandola. Lido mostrò
tutta la sua forza, il suo senso di responsabilità e lo fece prendendosi responsabilità e minacce facendo emergere il suo coraggio.
Vuole ricordale Valdrè per i suoi libri di cui anche gli altri relatori hanno parlato mettendo in evidenza la capacità di anticipazione, per esempio in “Medicina muta” dove in materia di educazione emotiva che in
quegli anni era distante dal pensiero comune, affronta la necessità di saper riconoscere e saper gestire sentimenti, ansia, depressione, successi ed insuccessi e la solitudine. Valdrè va ricordato come un uomo che sapeva ascoltare, dialogare, aiutare e grande studioso che ha lasciato una traccia indelebile.

Ricordo di Massimo Pelliconi

Antonio Castronuovo ha scritto numerosi articoli per la rivista “pluralista”, voluta e fondata da Lido Valdrè, Università Aperta 3° pagina, e ha interagito con Lido Valdrè attraverso la casa editrice “La Mandragora” di Giuseppe Pelliconi detto Peppino, padre di Massimo Pelliconi che in questa occasione ricorda Lido nei pomeriggi trascorsi insieme a suo padre impegnato nella correzione delle bozze della rivista. Lido era una persona che si metteva a disposizione e la sua grandezza era anche quella di spendere tempo e impiegare pomeriggi a rileggere e correggere le bozze e gli scritti che arrivavano in redazione e correggerli per dar loro la giusta forma. Considera una grande fortuna e privilegio l’aver trascorso tempo insieme a lui, e aver imparato tanto da lui, perché Lido aveva la capacità di rendere straordinarie anche le cose più normali e riusciva sempre ad alzare il livello di qualsiasi discussione guardando e valutando un problema da diversi punti di vista e facendoti riflettere sulla diversità delle opinioni.

Ricordo di Gabriella Barbieri

Gabriella Barbieri, di professione insegnante, per qualche tempo è stata consigliera e vice presidente di Università Aperta nel periodo in cui Lido Valdrè ha ricoperto il ruolo di Presidente. Più di tutto il suo ricordo è legato all’ambito scolastico e alla collaborazione insegnante-direttore didattico in un periodo in cui la scuola aveva avuto grossi cambiamenti e, come sempre succede in quei frangenti, non si aspetta di metterli in atto quando tutto è già predisposto, ma si comincia subito a pensare come fare.  Così faceva anche Lido, nella sua professione di direttore didattico. Non pensava tanto alle regole, ma al primo posto c’è sempre stata la risoluzione del bisogno dell’alunno/a in difficoltà e in questo era un genio, si inventava di tutto, ma con la leggerezza che gli era propria.
Un lavoro proficuo anche la collaborazione svolta insieme a Lido e a tutte le persone che frequentavano Università Aperta che è stata anch’essa una scuola per ascoltarsi, per combattersi per opinioni opposte, ma imparare a raggiungere un unico obbiettivo.