Quando Andrea Wulf si trasferisce da Amburgo a vivere a Londra si scontra con un fenomeno ormai acclarato: gli inglesi amano i giardini e in modo ossessivo il giardinaggio. Nelle sue precedenti abitazioni Andrea non aveva mai avuto un giardino, qui l’attendeva un villino con un piccolo appezzamento di terra sul retro. Era stato un giardino, ma le erbacce avevano preso il sopravvento e celavano resti soffocati di piante. Lo spirito inglese la condizionò, le numerosissime riviste specializzate a portata di mano la invogliarono a mettersi al lavoro su quel quadro di terra, man mano che estirpava erbacce e zappettava si imbatteva in tralci di clematide che avevano ormai raggiunto il muro di cinta, in residui filamentosi di una hydrangea macrophylla. Fu la fucsia, bisognosa di potature, a svelarle un mondo. Qualcuno, correggendo la sua pronuncia, le spiegò che il nome della pianta derivava da quello del suo scopritore che l’aveva introdotta in Inghilterra secoli prima, un botanico tedesco – Leonard Fuchs – che per primo applicò allo studio della natura la regola dell’osservazione diretta.
Da questo episodio inizia il saggio che questa autrice ha pubblicato nel 2008 e che fu definito dall’Indipendent on Sunday il miglior libro dell’anno. La confraternita dei giardinieri parla di botanica, di avventure, dell’impero inglese e della nascita di questa ossessione per il giardinaggio, oltre che a sviluppare un quadro perfetto e ben documentato della rivoluzione della botanica e dei suoi protagonisti, attraverso la passione che li accomuna. E parla di uomini, dei loro contatti, amicizie, partecipazioni a spedizioni verso nuovi territori.
Quando il commerciante di tessuti Peter Collison, entrato nella Royal Society nel 1793 accetta di diventare agente in Inghilterra della biblioteca americana fondata di B.Franklin, si trova in contatto con un agricoltore americano – J.Bartran – che inizia a spedirgli semi e talee dall’America, dà il via alla creazione di una comunità internazionale per lo scambio di piante e semi.
Un altro protagonista di questo saggio è Linneo – ovvero lo svedese Carl Linnè – divulgatore della botanica e studioso della classificazione del mondo naturale e inventore della nomenclatura unificata. Incontriamo Philip Miller, il capo giardiniere dell’orto botanico di Chelsea, catalogatore di specie e redattore di un corposo volume (Dizionario per giardinieri) con consigli di coltura. E Ancora Joseph Banks che introdusse migliaia di piante dall’estremo Oriente e partecipò alla spedizione del Bounty del 1789. Man mano che l’Impero si espandeva i giardinieri inglesi avevano a disposizione nuove varietà da mettere a dimora per abbellire i giardini.
Personaggi che hanno fatto la storia della botanica ci raccontano i fatti e il percorso di alcune migliaia di specie e di esemplari che vengono raccolti e portati in Inghilterra definendo in seguito anche le linee di alcune politiche economiche sulle produzioni botaniche.
In questo saggio che sembra un romanzo di avventura visitiamo anche i Giardini di Kew e il giardino botanico di Chelsea, vetrine che fanno sì che si debba riconoscere a botanici, navigatori, giardinieri il merito e il faticoso lavoro. In calce il libro riporta un curioso glossario con l’elenco di cento piante delle quali oltre al nome latino e a quello comune, all’anno di introduzione, sono indicate informazioni interessanti sul lungo viaggio per il loro trasferimento, le difficoltà di acclimatamento, le ibridazioni, il prezzo.
Lettura appassionante, coinvolgente che ci aiuta a comprendere l’ossessione per i giardini, impiantarli con specie esotiche definì uno stile che si diffuse e introdusse motivi floreali anche nelle tappezzerie e nell’abbigliamento.
Maria rosa
.