il fascino del Sol levante e i buoni sentimenti in due giovani scrittrici giapponesi

Michiko Aoyama con Mentre aspetti la cioccolata – Toshikazu Kawaguchi con Ci vediamo per un caffè e Finchè il caffè è caldo

C’è un filone della letteratura giapponese contemporanea che ci ha abituati al fascino delle piccole cose, libri dalla copertina romantica dai colori pastello, titoli semplici che fanno sognare serene ambientazioni.  Formula azzeccata – pare – per il grande successo editoriale di alcune scrittrici che hanno conquistato il mondo.

Tokio, Kioto, villaggi, ciliegi in fiore, il paesaggio, il clima con le sue atmosfere e le stagioni con piogge battenti o il caldo di luglio quando le calze si appiccicano alle gambe, ovvero il fascino del Sol Levante che invariabilmente ci fa immaginare una modernità arricchita da millenarie tradizioni.

Di questa suggestione fanno parte i personaggi che vivono in piccole case nelle quali si respira l’ordine degli oggetti che le abitano, o i ritrovi come le librerie, i piccoli giardini, i luoghi della tradizione per le gite e le cerimonie annuali e i piccoli caffè.

E’ proprio in piccole caffetterie che sono ambientati alcuni dei romanzi che più hanno incontrato il favore del pubblico; mi riferisco ai libri di Toshikazu Kawaguchi Finchè il caffè è caldo e Ci vediamo per un caffè o quello di Michiko Aoyama Mentre aspetti la cioccolata.

In comune i libri di queste due giovani scrittrici giapponesi hanno la caratteristica di destinare agli oggetti la capacità di risollevare l’animo umano. Tazzine e piattini, cucchiaini sparsi su un vassoio, tazze fumanti di bevande aromatiche siano caffè, the, o cioccolata o freschi bicchieri di acqua che sono lì per diventare qualcosa su cui ogni personaggio può all’occasione spostare la sua ansia, il suo pensiero, la ricerca della felicità. Sono il tramite per il quale le cose della vita trovano un ordine, i  timori si chiariscono, le delusioni diventano altro.

Troviamo in alcuni casi un po’ di follia e un mistero in sottofondo, in Finchè il caffè è caldo e Ci vediamo per un caffè,  la piccola leggenda che si possa viaggiare nel tempo qualora ci si sieda su una speciale seggiola occupata quasi sempre da una misteriosa entità femminile vestita di bianco e per la durata del caffè che mai va lasciato raffreddare. Così la piccola caffetteria diventa il luogo in cui si impara dai propri errori, e il luogo diventa determinante.

In Mentre aspetti la cioccolata Michiko Aoyama racconta le storie di clienti del Marble Cafè, ognuno spiato nel proprio ambiente.  Ad ogni personaggio di cui ci vuole parlare trova una storia adatta ad essere abbinata ad un colore, ogni capitolo si presenta a noi con un piccolo titolo accattivante e l’indicazione della località in cui l’episodio si svolge con l’assegnazione di un colore.  Abbiamo così tra gli altri, il colore giallo per il capitolo in cui il tamagoyaki (frittata arrotolata agrodolce giapponese) e la sua preparazione diventano il collante di un rapporto familiare, il colore rosa delle unghie laccate della maestra Ena (ritenute fuori luogo dalla direttrice) si rivelano indispensabile sostegno psicologico per un gruppo di bimbe della scuola. O il colore blu mutuato dal detto “qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato, qualcosa di blu” per un imminente matrimonio e per parlare di un’amicizia. Il colore bianco viene riservato all’ultima storia, quella che ci riporta alla caffetteria, dove una donna misteriosa ogni giovedì alle tre del pomeriggio ordina una cioccolata calda e scrive lettere. Sapremo mai a chi scrive? Sappiamo che spesso una lacrima le riga il volto e gli altri clienti non riescono a distogliere lo sguardo da lei.

Paesaggi, personaggi, buoni e sinceri sentimenti, luoghi del cuore dove la lentezza, la storia e l’ambientazione ci fanno riconoscere solitudini, speranze, felicità. Sono temi non nuovi, la letteratura pesca a man bassa dalle sfide della vita, ma qui troviamo una leggerezza, un’aura di quiete e di calma che scaldano il cuore.  Se ci aspettavamo un senso di serenità derivante da piccole storie, dal piccolo e dal poco che non si affastella, dal senso di libertà e di fiducia nel cambiamento in buona parte la promessa è mantenuta.

Maria rosa

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