I luoghi del pensiero

dove sono nate le idee che hanno cambiato la storia

di Paolo Pagani

 

Si parla di filosofi in questo bel libro di Paolo Pagani, della loro vita e dei luoghi che hanno abitato. Trattando di figure che hanno elaborato le idee che hanno influenzato la cultura europea è con un certo rispetto che mi sono avvicinata a questa lettura, anche curiosa di come l’ambiente, le città e le case in cui hanno vissuto possano averli ispirati o anche solo immaginare da dove hanno guardato il mondo. Sfogliando l’indice trovo solo i nomi di filosofi, solo in un caso ci si attarda a narrare di una filosofa, ma sempre in contiguità con il suo maestro e compagno.

 Avvicinarsi troppo a figure monumentali nel loro privato è legittimo? Ne rimarremo in qualche modo colpiti, affascinati, delusi?

Sulla copertina del libro c’è una fotografia in cui appare un uomo con cappello ritratto di spalle, che passeggia in un bosco. Riconosco Martin Heidegger. Nel capitolo 6, quello che lo riguarda, l’autore lo definisce una rock star della filosofia. Ne traccia il percorso di formazione, documentando le diverse fasi della sua carriera e della sua esistenza, docente, divulgatore del pensiero, rettore all’Università di Friburgo. L’autore ne cerca le tracce nei luoghi della casa di famiglia, nel Baden-Wurttemberg (dove ora riposa nel piccolo cimitero di Messkirch), la Foresta nera, ovvero la Germania del sud-ovest, poco distante dalla Francia di Colmar, poi Friburgo, dove tenne il discorso del 27 maggio 1933 sull’autoaffermazione dell’università tedesca che come dice Paolo Pagani, “confidando nella guida spirituale del pangermanesimo hitleriano, gli valse la nomina a Rettore”. Così ispirata inizierò a leggere il libro dal capitolo che lo riguarda che Pagani intitola “Nella foresta nera” e che ingloba anche la storia della sua discepola e compagna Hanna Arendt, una pensatrice straordinaria, testimone del Novecento, teorica del pensiero politico.

Superata la mia poca disciplina che mi ha fatto anticipare la lettura del capitolo 6, ricomincio il libro dall’inizio e viaggio con Pagani in questo percorso che ci propone alle radici della cultura europea, laddove le idee sono nate, quelle idee che a volte hanno contribuito a farci cambiare la nostra visione del mondo.

Il viaggio parte dal Seicento olandese con Spinoza per arrivare a Thomas Mann. Visitiamo angoli della Svizzera dove era esiliato, le Alpi, Monaco fino alla Lituania dove Mann aveva una casa per le vacanze.

Nei Paesi Bassi – area tollerante nell’Europa del Seicento, cerchiamo i luoghi di Cartesio.

Per  Wittgenstein scopriamo i suoi luoghi in Austria e a Cambridge. Per Marx la Renania e Londra. E sempre in Gran Bretagna la Londra di Darwin e il Lincolnshire dove nacque Isacc Newton.

Pagani collega il percorso di Leibniz che da Lipsia lo porta prima a Parigi poi ad Hannover e ce ne fa respirare le atmosfere.

Un salto in Irlanda e in Norvegia per Skjolden e di nuovo per Wittgenstein.

Torniamo sul Mar Baltico, precisamente nella Kaliningrad di Hanna Arendt prima dell’esilio a New York.

Le loro case, le persone che sono state, le loro passioni che hanno lasciato traccia in quei luoghi, perché sono tutto questo i luoghi e l’autore con passione e pazienza ci indica come tracciarne la memoria.

Per citare Antonio Tabucchi Un posto diventa un luogo, che non è mai solo quel luogo, siamo un po’ anche noi, senza saperlo e ce lo portiamo dentro.

I protagonisti della storia della filosofia che Pagani ci racconta se lo saranno immaginato che in questo nuovo millennio avremmo cercato di carpire il segreto del luogo in cui le idee trovarono origine?

Maria rosa

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