di Sandro Sechi
Oriana Fallaci giornalista di fama internazionale e scrittore. Ha attraversato la storia del Novecento, influenzandola. Ha cambiato il giornalismo italiano negli anni Cinquanta, trascinando i protagonisti della Storia nella sua storia, incontrando personaggi e persone di cui ci ha parlato in moltissimi suoi libri.
Il suo primo libro I sette peccati di Hollywood (l’unico edito da Longanesi nel 1958 con la presentazione di Orson Welles) ci portava nel mondo del cinema in una maniera del tutto nuova, non da cronista spettatrice ma vivendo accanto a registi, artisti, sceneggiatori, frequentando le loro case, con qualcuno di loro iniziò una amicizia che durò per tutta la vita. Un libro che è quasi un manuale per chi si occupa di cinema. Con il suo romanzo Penelope alla guerra, ci presentava New York, quella degli anni in cui si era trasferita lì da una Milano quasi provinciale e la sua eroina aveva qualcuna delle sue caratteristiche in una storia del tutto inventata, che però noi lettori percepivamo quasi come sua. Poi venne Gli antipatici, una serie di interviste che aveva raccolto per L’Europeo, per il quale faceva l’inviata speciale. Sempre per il suo giornale fece un meraviglioso giro del mondo, un viaggio intorno alle donne nel mondo, raccolto nel libro del 1961 intitolato Il sesso inutile. La corsa alla Luna la riguardò molto da vicino, e raccolse in Se il sole muore le avventure nel mondo degli astronauti e della scienza.
Fu con Niente e così sia che raggiunse i cuori di mezzo mondo. Il Vietnam, la guerra, il colonialismo, il potere che chiede inutili sacrifici, i massacri, lo schierarsi. Poi Intervista con la storia, Insciallah, La rabbia e l’orgoglio pubblicati in tutto il mondo che hanno suscitato dibattiti infiniti.
Tengo per ultimi, ma non per cronologia di pubblicazione, Lettera a un bambino mai nato, commovente romanzo su una storia comune a molte donne che lei seppe raccogliere, Un uomo che ci incantò per la lotta e il coraggio di Alekos Panagulis, eroe della resistenza in Grecia, e un Cappello pieno di ciliegie che vuol essere la saga della sua famiglia in Toscana.
Con i suoi libri ha saputo farsi amare, soprattutto con quelli della sua gioventù in cui sapeva raccontare e condividere umanità. Ha saputo anche farsi detestare per quei libri che sono stati in diversi casi fomentatori di intolleranza oltre che per quel suo carattere duro, prepotente.
Il mondo dell’editoria le riservò un posto di riguardo, lei affascinava i lettori e faceva vendere. Ancora oggi i suoi libri hanno successo e di conseguenza nuove edizioni di alcuni suoi scritti o appunti di viaggi continuano ad avere un mercato internazionale.
Non c’è bisogno che i miei consigli di lettura siano finalizzati a uno o più libri di Oriana Fallaci, sono certa che abbiano già raggiunto la maggior parte dei lettori.
Trovo invece interessante quando uno scrittore diventa il protagonista di un libro scritto da altri, cosa che lei avrebbe considerato come un pugno nello stomaco, ci ricordiamo che la Fallaci rilasciò una sola intervista, peraltro a se stessa, ricorderete tutti il libretto che Rizzoli pubblicò dal titolo Oriana intervista Oriana.
Ma di libri che parlano di lei ne sono stati pubblicati diversi, alcuni dopo la sua morte, avvenuta nel 2006.
Il suggerimento di lettura di questa settimana, tratta proprio uno di questi libri, quello di Sandro Sechi edito da Fazi editore dal titolo Gli occhi di Oriana.
Era il 2004 e Sandro Sechi lavorava per la sede di New York della Rizzoli, ricevette l’incarico di fare da assistente a Oriana Fallaci che in quegli anni faceva avanti indietro tra la Toscana e la sua casa di NY.
Sechi ci racconta cosa voleva dire fare da assistente a un colosso del giornalismo, dandoci di lei una visione molto umana.
Il libro, uscito un anno dopo la morte della scrittrice, suscitò molte polemiche.
Era giusto svelare aneddoti e storie, amicizie, paure, fissazioni di questo monumento internazionale che seppur gravemente ammalata sapeva tenere spesso con intemperanza ben saldi i suoi rapporti con editori e direttori di giornali?
Lo sappiamo che l’Oriana rifuggiva dai personalismi, dalle manifestazioni di affetto, da chi si interessava a lei e certo se la sarebbe presa a morte che certe sue debolezze, certe sue prese di posizione, anche solo i dettagli della sua casa e della sua cucina, fossero alla portata di tutti.
Il povero e paziente Sechi rimase a farle da assistente per cinque mesi poi lei lo liquidò all’improvviso, l’editore lo relegò al centralino della Rizzoli poi lo licenziò. Gli occhi di Oriana va letto un po’ con curiosità e con molta molta compassione, e per quanto Sechi sia stato criticato per non aver eticamente dimenticato tutto e anzi aver raccontato la sua esperienza con la Fallaci, io credo che in realtà ce la faccia amare ancora di più.
Maria Rosa
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