L’arte di Germano Sartelli viene descritta come profondamente legata al paesaggio e ai materiali trascurati, periferici e spesso considerati scarti. Sartelli è definito un “poeta della materia”, capace di esplorare la natura pulsante degli oggetti e di trasformarli in arte, rivelando le loro potenzialità espressive nascoste.
La sua opera si nutre del paesaggio familiare delle colline imolesi, trasformando dettagli insignificanti come paglie, foglie, ragnatele, terre, legni e materiali abbandonati in piccoli prodigi artistici.
La sua capacità è descritta come “rabdomantica”, in quanto riesce a individuare, prelevare e innalzare a nuova vita questi materiali attraverso l’arte. Sartelli invita a prestare attenzione all’essenziale, a interrogarsi e a lasciarsi incantare, creando opere che trasmettono lirismo e profondità. La sua arte è caratterizzata da una grammatica semplice ma ricca di sottili allusioni, capace di evocare emozioni attraverso la materia bruta, come l’in- canto delle ragnatele, le scritture di vimini o i rossi del ferro ossidato.
L’allestimento della mostra è tale da esaltare il senso della fisicità di tutti i materiali: la colomba si invola verso la luce negata, gli arredi fanno intravedere un desueto ambiente domestico, le composizioni floreali, pure di ferro, si ritrovano nel verde del cortile dei chiostri.



