09/11/2024 Conferenza della Dott.ssa Daniela Ferrari, docente dei corsi di archeologia per Università Aperta. Il peso nell’economia e nella cultura della produzione dell’olio di oliva nell’area del Mediterraneo e nel Medio Oriente.
BUONA VISIONE e ASCOLTO
Ci sono evidenze archeologiche che presso il lago di Tiberiade fin da 17000 anni a.C. di “schiacciavano” olive per la produzione di olio.
Inizialmente erano olive selvatiche, raccolte da piante autoctone spontanee; poi si cominciò fin dal 10000 ca a. C. a coltivare in modo metodico e selezionando le varietà più fruttuose di olivi per assicurare una produzione di olio continuativa perché il prodotto era divenuto una risorsa da commercializzare verso comunità sempre più lontane nel Mediterraneo.
L’olio era sinonimo di ricchezza e il potere politico in un ambito già cittadino era cosa della classi dominanti e la storia della diffusione di uso e produzione si intreccia con quella delle culture e delle popolazioni.
Dagli scavi a Cipro, ad ex., nel palazzo del signore il frantoio era cuore pulsante della principali produzioni manufatturiere: metallurgia (come combustibile per la fusione dei metalli), tessitura, unguenti, profumi, usi cultuali, ecc … L’olio era una bene prezioso che al di là dell’uso lampante – un vero lusso riservato ai templi e a pochi potenti – era premio per gli atleti che gareggiavano nei giochi e viatico nel mondo dell’al di là per i defunti.