letteratura del Nord
di Elisabeth Asbrink
“Sono nata il 29 aprile del 1965 e la mia nascita ha unito due linee di discendenza che hanno nel sangue le esplosioni del mondo”
Si presenta così l’autrice Elisabeth Asbrink, giornalista e scrittrice svedese affermatasi per i suoi reportage letterari di interesse storico. Con Abbandono – pubblicato da Iperborea nel 2022 – ha prodotto uno dei testi più poetici della letteratura ebraica contemporanea, ripercorrendo e ricostruendo la storia della sua famiglia in un romanzo in parte storico, documentaristico e autobiografico.
Capire l’abbandono ovvero la propria solitudine, è necessario per ricostruire la propria identità personale, lo fa attraverso la vita di tre generazioni di donne della sua famiglia, quelle che hanno, ognuna con il proprio carattere, trasmesso il senso della propria esperienza.
Troviamo le migrazioni, i Paesi che hanno abitato, la Svezia, la Germania, l’Inghilterra cambiandosi nome, a volte cambiando religione e sempre tenendo nascosta l’appartenenza alla comunità ebraica in ogni tempo e al tempo stesso se generate al di fuori della comunità sefardita non esserne accolte.
L’autrice ripercorre la presenza degli avi sulle sponde del Mediterraneo, in Ungheria, a Salonicco città rifugio dopo la cacciata degli ebrei sefarditi spagnoli del 1492 da parte dei re cattoliccisimi di Spagna, l’impero ottomano che li accolse e la sopravvivenza per secoli fino all’arrivo dei nazisti, c’è la storia comune a molte famiglie dal Medioevo al Secolo scorso in questo libro.
Non essere accettai da un pezzo della prorpia famiglia, dover essere migranti e poi rifugiati, ciò che era familiare che diventa estraneo, l’incontro con la tolleranza e le persecuzioni, fare i conti anche con i fatti della storia è tutto quello che le donne protagoniste portano con sé, di generazione in generazione, trasmettendo il senso di vuoto, la paura, la necessità di non farsi conoscere e di vivere nell’ombra che alimenta la menzogna e ciò che genera, fino a far emergere la solitudine profonda, ovvero l’abbandono. Conoscere per conoscersi, guerriere sempre.
La poesia con cui dipinge i ritratti della nonna, della madre e di sè stessa in rapporto al quotidiano, quasi una saga familiare, e la narrazione dei sentimenti, la solitudine, le incertezze, i difficili rapporti familiari si alternano a una profonda riflessione (che può diventare anche la nostra) quando l’autrice riesce a parlarci con grande chiarezza di alcuni momenti storici e dei loro effetti.
Maria rosa
.