riceviamo da un socio affezionato un suo contributo a questa rubrica che volentieri pubblichiamo, a cui presto volentieri la mia voce
È il feuilleton per antonomasia, pubblicato a puntate tra il 1844 e il 1845 sul Journal de Debat, che ha tenuto per oltre 5 mesi legati i lettori alle vicissitudini del protagonista, Edmond Dantes, fino all’immancabile, ma inatteso, lieto fine.
La storia è talmente nota che, anche chi non ha mai avuto il coraggio o la ventura di avvicinarsi al corposo romanzo di oltre 500 pagine, la conosce per i diversi film prodotti o per trasposizioni televisive a puntate.
È considerato un romanzo per ragazzi forse perché Alexandre Dumas ne è l’autore come anche dei Tre Moschettieri che ha avvinto generazioni di adolescenti con le gesta di cappa e spada di Athos, Porthos ed Aramis seguiti dall’apprendista moschettiere D’Artagnan.
Se non si può considerare i Promessi Sposi del Manzoni la semplice storia delle peripezie che Renzo e Lucia hanno dovuto passare prima di convolare a giuste nozze, anche il Conte di Montecristo non può considerarsi la sola storia di un torto subito e vendicato.
La trama scorre avvincente ricca di intrighi, colpi di scena, vendette e, come molti romanzi di quel tempo, è ricco di dettagli e descrizioni che alimentano l’immaginario del lettore dandogli più l’impressione di vedere un film che leggere un libro.
Ma se si va al di là della prima impressione, colpisce come Dumas riesca a toccare valori, non sempre positivi, ma universali come la giustizia, l’amore, il tradimento e l’amicizia, la vendetta e il perdono attraverso il cambiamento di personalità che il protagonista subisce nel corso del romanzo.
Il giovane ingenuo e speranzoso attraverso il dolore dell’ingiustizia subita, si trasforma in un uomo freddo e calcolatore capace di manipolare i suoi nemici per portarli all’ineluttabile destino che ha preparato per loro quale strumento di giustizia divina che deve riparare la giustizia umana corrotta e imperfetta.
Se ne I Promessi Sposi è la divina provvidenza che interviene condizionando fatti e personaggi qui è il protagonista che li condiziona manipolandoli e tessendo complesse trame.
Edmond si accorge però che questa vendetta che sembra dargli soddisfazione in fondo non gli dà la pace che pensava di ottenere e vira sulla via del perdono dove cerca la serenità.
L’amicizia con Massimiliano Morrel, figlio di colui che ha portato sollievo al vecchio Dantes, offre l’occasione per abbracciare questa nuova via: permettendo a Massimiliano di ritrovare l’amata Valentina che dava per morta.
La resilienza e la speranza sono la sintesi di questo romanzo, racchiuse nella sua ultima frase “Aspettare e sperare”, pronunciata da Valentina mentre Edmond e la sua amata vanno verso una nuova vita.