Le amanti di Elfriede Jelinek

Alla ricerca di una serie di titoli che rispondessero all’esigenza di esplorare in letteratura il tema di dinamiche oppressive nei meccanismi sociali, mi sono innamorata di questo testo della scrittrice austriaca Elfriede Jelinek,  vincitrice di premi letterari e insignita del Nobel per la letteratura nel 2004, dal titolo Le amanti.

Cogliamo immediatamente che il romanzo si sviluppa in forma provocatoria, il campanello d’allarme è la totale assenza di lettere maiuscole, il che obbliga il lettore ad adeguarsi al ritmo del testo e liberarsi dello stereotipo dell’ uso  di questo carattere grafico, con un nuovo approccio e assume un valore simbolico.

Il ruolo delle donne, la loro posizione nella società, il peso generazionale sono i temi di analisi sociologica che tratteggiano la storia.. Le due protagoniste, giovanissime operaie nella fabbrica di reggiseni in una zona delle Alpi austriache, sono consapevoli di dover trovare il proprio posto nella società e si guardano attorno, scrutano le migliori possibilità e paventano strategie per tentare un piccolo salto sociale passando attraverso un matrimonio. Come hanno fatto le loro madri, e le loro nonne e quasi tutte le donne che conoscono.

Sanno perfettamente che ciò comporta doversi adeguare al ruolo di moglie e di madre, eventualmente anche non in questo preciso ordine prendendosi il rischio sociale di non riuscire a giungere a un buon matrimonio pur essendo diventata madre.  Non sempre il giovanotto tanto ambito e spesso cresciuto in una gretta famiglia, sarà scevro da modi rozzi e non risulterà veramente motivato a migliorare la propria posizione economica, ma sarebbe sufficiente che la vita, ora percepita come passiva, si trasformasse in qualcosa di comodo, bello, socialmente invidiabile, pur perpetuando la divisione dei ruoli uomo donna e i conseguenti elementi di sopraffazione e di sottomissione. Il romanzo ci porta dentro dinamiche e sogni di queste giovani donne che non saranno in grado di reagire ai ruoli imposti, ma anzi terranno loro stesse le chiavi di questa prigione.

maria rosa