La prof. Biancani, docente di Università Aperta, ci ha accompagnato in Pinacoteca a Bologna per approfondire il periodo del Rinascimento, in particolare dei suoi influssi proprio nel bolognese partendo dal polittico dei Vivarini, ancora in stile tardo gotico. Col Rinascimento architetture e paesaggi diverranno coronamento delle narrazioni anche sacre e parti di pale di altare come predelle e cimase troveranno una loro nuova valorizzazione.
Siamo sfilati davanti a opere di Francesco del Cossa (la cui mostra del Polittico Griffoni, riunito da diverse collocazioni, si è tenuta a Bologna nel periodo del Covid), Francesco Francia (formatosi come orafo e poi pittore), Lorenzo Costa, Perugino, Amico Aspertini, Ercole de Robertis (pittore della corta Ferrarese fino alla morte ed autore di un brano di affresco di una struggente Maddalena piangente) e siamo arrivati alla pala dell'”Estasi di S. Cecilia” di Raffaello.
Di quest’ultima opera ha colpito la capacità dell’autore di render partecipe lo spettatore all’evento descritto tramite la psicologia dei gesti e delle espressioni di protagonisti del quadro; così come è particolare la resa del coro degli angeli cantanti: la luce del regno dei cieli di cui parla Dante nella
Divina Commedia avvolge le figure che si liquefanno quasi nella divina luminescenza mentre il mondo terreno è rappresentato, con fiamminga precisione negli strumenti, splendidi ma rotti, ai piedi della santa in estasi
che abbandona le bellezze terrene elevandosi al divino.
Una tecnica di rappresentazione pittorica che, per la descrizione dei cori, Raffaello anticipa con suggestioni che saranno di pittori molto più tardi.



