Oltre la Corea

di Tiziano Zaccaria

 Oltre la Corea il libro che propongo questa settimana è la storia di un romagnolo di Castel Bolognese, Edmondo Fabbri e parla di sport. Gli  amanti del calcio lo ricorderanno all’epoca in cui da calciatore passò alla guida della nazionale italiana.

Appassionato di calcio fin da giovanissimo, frequentò i campetti locali con passione e caparbietà fino a trovare il giusto riconoscimento della sua preparazione calcistica in una carriera durata una decina di anni in serie A, nelle squadre di Atalanta, Inter, Sampdoria per poi scegliere di allenare. Accettò l’offerta del Mantova calcio – serie D – e la portò in serie A.

Fabbri si rivelò in grado non solo di condurre la squadra nella categoria dei divi del pallone in soli cinque anni, ma attivò un gioco nuovo rivelandosi un tecnico preparato, arguto e – dicono – molto moderno.

Per chi seguiva il calcio di quegli anni ricorderà che il Mantova era conosciuto come il piccolo Brasile per l’esplosivo nuovo gioco. L’allenatore Fabbri diventò così l’uomo del calcio. Aveva 42 anni, era il 1962, arrivò a guidare la nazionale. Definito il salvatore della patria, osannato per i risultati che non mancarono, seppe tirar fuori da Mazzola il suo piglio esplosivo e valorizzò le performance di Rivera, arrivando ai mondiali inglesi, spargendo attorno una aspettativa eccezionale.

Ma nel luglio 1966 l’Italia fu sconfitta dalla squadra della Corea del Nord.

Edmondo Fabbri di Castel Bolognese – noto a tutti come Mondino, si trovò a fare i conti con astio, umiliazione, ostracismo, fu addirittura minacciato di morte ed ebbe la certezza di non riuscire a togliersi di dosso mai questa gogna, procurata da una sola sconfitta.

I campioni che aveva allenato nella sua carriera ricevettero fior di tributi, i suoi giocatori arrivarono alle finali dei mondiali del 1970, dimenticavo, vinsero anche il titolo europeo del 1968. La guida e il duro lavoro di Fabbri però furono dimenticati.

Oltre la Corea, il libro di Tiziano Zaccaria, giornalista faentino e caro amico, mi ha portato in un mondo, quello del calcio, un po’ distante dai miei interessi, quel calcio che seguivano con passione mio nonno e i miei zii. Ricordo che parlavano di Mondino l’uomo semplice, schietto, romagnolo verace, con un carattere non facile che seppe portare illustri sconosciuti in calzoncini corti alla ribalta e che il mondo del calcio usò poi scaricò velocemente e violentemente, per poi a distanza di anni doversi ricredere e richiamarlo in qualche modo in scena.

Con il suo stile fresco e diretto da cronista l’autore ha riportato alla luce  gli eventi di questa storia, per restituire dignità a Mondino,  la  memoria dei fatti  aiuta sempre l’analisi del presente.

La violenta contestazione segna un passaggio epocale nella storia del calcio italiano. Per la prima volta il pallone smette di essere svago per diventare rabbia ed esasperazione. Nel 1958 la mancata qualificazione ai mondiali passa quasi inosservata. E anche nel 1962 l’eliminazione al primo turno dei mondiali cileni non aveva suscitato particolari proteste. Quel 21 luglio 1966 invece si scatena una inedita indignazione popolare verso un fallimento degli azzurri. Imborghesiti dal boom economico gli italiani iniziano a scaricare le proprie frustrazioni sul pallone.”

Maria Rosa