di Simonetta Agnello Hornby
Il tema del Baccanale di quest’anno è “un filo d’olio”. Subito mi viene in mente che si tratta anche del titolo di un piccolo e denso libro di Simonetta Agnello Hornby, edito da Sellerio nel 2011, che la scrittrice presentò all’epoca anche a Imola.
Un filo d’olio nell’immaginario collettivo è qualcosa di intenso, profumato, avvolgente, che sa trasmettere la sua storia. E’ il succo ristretto di un prodotto della terra importante che ha un valore nelle tradizioni e nella storia dell’umanità, e per chi ancora ricorda che alle nostre latitudini non si coltivava l’olivo fino ad alcuni decenni fa, l’olio diventava un prodotto costoso e ricercato a cui molte famiglie davano un immenso valore.
Per il libro della Agnello Hornby scrittrice siciliana le cui radici sono fortemente legate alla sua terra d’origine, il filo d’olio diventa la traccia che unisce molte vite, la tradizione, gli affetti. L’olio e i campi assolati, l’olio e la cucina che diventa fulcro della vita di casa.
Un po’ in tutti i suoi romanzi ha portato i sapori, gli odori e gli umori delle cucine della sua infanzia, per non parlare di quei libri proprio dedicati a comunicare tramite i piatti della sua tradizione.
E con Un filo d’olio ha voluto far un viaggio nei ricordi della sua infanzia, ricordi che riguardano la storia della famiglia e del mondo che la circondava.
Con questo libro ci porta nella residenza di campagna della famiglia Agnello, residenza baronale nelle campagne di Agrigento, una masseria tra gli uliveti attorno a cui vivono i loro contadini con le loro famiglie.
Ogni anno, alla fine di maggio, i baroni Agnello, le loro figlie Simonetta e Chiara, insieme a tutto il personale di servizio che abita e fa funzionare la residenza padronale a Palermo, si trasferiscono in questa campagna, a Mosè.
Conosciamo il campiere e in particolar modo sua moglie Rosalia che cresce nove figli e manda avanti e pianifica il lavoro dei braccianti e i turni di lavoro delle donne, accoglie gli ospiti e accoglie i padroni, In realtà la vera padrona di Mosè pare proprio Rosalia.
Mosè ci viene descritta con molti particolari, ci sembra quasi di essere lì, in quelle stanze e corridoi, negli anni Cinquanta, in questo angolo di Sicilia. E ci pare di sentirli i profumi delle verdure che arrivano in grandi ceste e soprattutto si rimane affascinati dalla routine quotidiana in cui impastare ingredienti diventa scuola di vita. Ne usciranno quotidianamente pan di spagna, paste frolle, biscotti per ogni occasione da servire con attenzione e riguardo. Anche la scelta delle tovaglie, dei piattini più adatti non solo per tipologia ma anche con una particolare attenzione al gusto estetico.
E’ qui che Simonetta e Chiara (che nel libro regala ben 28 ricette) ci mostrano il lavoro di recupero delle ricette di casa, insieme a storie e aneddoti. Scopriamo così che la tradizione prosegue, con gli stessi ritmi, gli ingredienti stagionali, il mangiare quello che la terra dà, il mettere via frutta, verdura, erbe aromatiche per l’inverno.
Nulla di meglio di questo libro per crearci una curiosità, passare dalla cucina per narrare vita e affetti. Il filo d’olio che unisce.
Maria rosa
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