Trasformare la materia, plasmare l’argilla, lavorarla e modellarla, una sfida che l’uomo lanciò a se stesso millenni fa, e infine creò la porcellana. Questo materiale che assume su di sé bellezza e senso di fragilità ha una lunga storia, attraversato i secoli e viaggiato dalla Cina per giungere in Europa, fino a diventare emblema del desiderio legato ad arte e ricchezza.
La storia ce la racconta Edmund de Wall, vasaio e scrittore, o meglio uno dei più famosi ceramisti al mondo e scrittore assai apprezzato, con La strada bianca – storia di una passione, edito da Bollati Boringhieri nel 2016. Si tratta di un bel saggio, un memoir, un ricco libro di viaggio e di ricostruzioni storiche.
Questo scrittore ha una sua cifra stilistica, lo spunto da cui partire, che è sempre qualcosa di molto piccolo ma che ha dentro di sé una enorme capacità di comunicare, per raccontare e raccontarsi. Se per Un’eredità di avorio ed ambra (pubblicato nel 2010) attraverso i netsuko, piccolissime sculture giapponesi in avorio, legno e ambra presenti nella casa dei suoi genitori ci parla della storia (avventurosa, drammatica, affascinante) della sua famiglia, con Lettere a Camondo (pubblicato nel 2021) ha la stessa ispirazione attraverso lettere e fotografie, per La strada bianca l’ispirazione arriva con una manciata di detriti candidi raccolti sul Monte Kao-Ling in Cina. E il suo viaggio parte da lì, come il lungo viaggio della porcellana, dove è nata, nell’antica città di Ur, dove avevano sede le grandi manifatture della casa imperiale cinese e da lì commercializzata in Europa.
Il primo a parlarne come di un materiale di grande bellezza fu Marco Polo, ci racconta de Wall, che a Venezia portò con sé un piccolo vaso grigio e verde fatto di argilla bianca, custodito a Venezia nella Basilica di S.Marco tra pregiatissimi incensieri e reliquiari ricchi di gemme preziose. L’argilla bianca divenne una ossessione per gli artisti, il mistero per riprodurla il caolino, il materiale che differenzia il mix che compone la porcellana da quello usato per la produzione della ceramica.
Il viaggio di Edmund de Wall è reale, visita i luoghi in cui la porcellana è stata creata e i luoghi delle grandi produzioni. Ci fa immaginare gli attracchi delle navi o le soste delle carovane che scaricavano le merci destinate a grandi collezionisti come tra gli altri uno sceicco yemenita del XII secolo per un rito familiare, o l’introduzione in Europa di alcuni pezzi magnifici come il famoso vaso cinese di inizio trecento a cui fu aggiunta una montatura in argento con decorazioni per le collezioni del Delfino di Francia, per il re d’Ungheria, per il re di Napoli.
Quando arrivò la porcellana cinese a Versailles? E in Inghilterra? Per noi porcellana e Inghilterra sono un binomio classico, si deve a re Giorgio Primo principe di Sassonia, con lo sbarco sulle coste di Dover, portando con sé alcuni pezzi della manifattura di Meissen dando l’avvio ad una intensa attività per la produzione locale. De Wall ci accompagna in giro per il mondo, particolare attenzione la dedica alle fonti, visita luoghi, esamina documenti in biblioteche ed archivi, musei e raccolte private per ricostruire l’intreccio tra lo sviluppo delle manifatture e delle collezioni con la Storia e le grandi rivoluzioni, dalla Cina a San Pietroburgo, alla Berlino del Bauhaus (dove invero si preferiva il metallo) fino a giungere alla bellezza dei prodotti realizzati nella manifattura di Allach dal 1941 al 1943, dove con dolore scopriamo che gli operai erano i prigionieri di Dachau che producevano per il Terzo Reich statuette bianche per farne oggetti di rappresentanza e per le grandi occasioni del regime.
La porcellana è leggera e trasparente, suona se accarezzata. L’alchimia che la sa produrre riveste una grande attrazione come qualcosa di magico, il bianco che può diventare una ossessione per artisti e decoratori e per chi commissionandola, ha voluto lasciare una traccia di sé creando un proprio marchio. Questa lettura può essere illuminante, quasi didattica pur con lo stile affascinante tipico di Edmund de Wall, riempie dei vuoti nella storia della porcellana, molte foto illustrano il percorso e per fortuna de Wall ci presenta un po’ anche le sue creazioni.
Dopo la lettura di questo libro varrebbe la pena di fare un saltino al MIC, il Museo Internazionale delle Ceramiche a Faenza, dove possiamo ammirare nelle ricche raccolte pezzi pregiati che provengono dalle antiche dinastie cinesi giunti attraverso la via della porcellana ovvero la via della seta, la rotta su cui si snodavano i commerci. Ci affascineranno le forme, i colori, i decori e potremo vedere come la nostra amata ceramica faentina e imolese abbia nel corso dei secoli attinto e preso ispirazione mutuando alcuni concetti presenti nei più antichi manufatti e riproposti nella cultura occidentale.
nell’audio un brevissimo brano trattro dal libro di De Wall.
Maria rosa
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