TRUMAN CAPOTE e COLAZIONE DA TIFFANY

Uno scrittore americano, irriverente, controverso, estremamente brillante di cui quest’anno ricorrono cento anni dalla nascita. Un’ occasione per parlarne e per rileggerlo.

Truman Capote (1924-1984) esordì nel 1948 con il romanzo “Altre voci, altre stanze” a cui seguirono novelle, romanzi, romanzi brevi e una corposo romanzo verità del 1966 dal titolo “A sangue freddo”, oltre a una immensa raccolta di articoli pubblicati su riviste americane, alcuni dei quali suscitarono grandi scandali. Tra i suoi romanzi quello più noto è sicuramente Colazione da Tiffany, scritto tra il 1956 e il 1958. Il romanzo ebbe un adattamento cinematografico e molti di noi si sono imbattuti in questo romanzo passando prima dalla versione cinematografica. Fu il regista Black Edwards, inventore della commedia americana, quella romantica e al tempo stesso spassosa, a dirigere questo film nel 1961, film che dicono abbia segnato un’epoca. La storia del cinema non lo annovera però tra i migliori del regista, anche se si prese ben 2 premi Oscar e anzi, continua ad apostrofarlo come un prodotto “non spregevole”. E questa definizione Truman Capote la condivideva in pieno. Il cinema adattò il suo romanzo secondo i canoni dell’epoca, che rifuggivano qualunque accenno a scandali, a situazioni controverse, a qualunque cosa fosse non coerente con la comune morale del tempo.

Capote non condivise l’adattamento edulcorato del film e neppure la scelta del cast, la protagonista del romanzo non avrebbe dovuto essere quel fuscello pieno di charme che era Audrey Hepburn, ma avrebbe dovuto rispecchiare identità e fisicità della Holly (la protagonista) del romanzo. Quasi tutti abbiamo visto, almeno una volta il film Colazione da Tiffany, accettiamo, allora la sfida di andare a leggerci o a rileggerci il romanzo di Truman Capote. Dimentichiamo la giovane Holly vestita da Givenchy e soprattutto dimentichiamo la melodia romantica di Moon River che fa da sottofondo al film.

La Holly del film ha una bellezza di classe, un suo charme e la sua storia di ragazza scombinata ma in una versione soft che non aggredisce la morale dello spettatore. La Holly del romanzo che si accompagna a originali soggetti è dichiaratamente una mantenuta che non va tanto per il sottile nello scegliere il genere (nella accezione attuale del termine) dei suoi accompagnatori ed è una ladra. Lo scrittore vicino di casa che si fa mantenere da anziane signore non ha il fascino che riscontriamo nel film. Altri personaggi e scorci della città sono descritti da Capote con uno stile brillante e risultano profondi e interessanti. Ma soprattutto il lieto fine della storia non c’è.

Allora, perchè uscire dalla favola? Per cercare una storia piena di sfumature, alcune delle quali assai crude, dove il fulcro si trova nei legami e nella mancanza di legami – nella verità e nel suo contrario. Nelle pieghe del romanzo possiamo cercare e forse trovare Capote nei primi anni della sua avventura newyorchese (era lui il vicino di casa futuro scrittore?)

E per restare in tema di verità e/o finzione ci si trova ben dipinta la società americana del tempo.

offriamo qui l’incipit del romanzo.

maria rosa