Viaggio archeologico in Sardegna 2024

Introduzione

L’isola della Sardegna è un frammento di un vecchio esteso continente alla deriva (la Tirrenide) ed è una delle principali ragioni dell’ originalità storico-culturale della Sardegna. Hanno inoltre contribuito pure fattori diversi, esterni ed interni, di natura storica e non va trascurato il peso della componente geografica e morfologica dell’Isola.
La morfologia della Sardegna ha avuto peso anche sulla scelta dei siti di edificazione: le culture pre-nuragiche mostrano di aver preferito i ripiani alluvionali litoranei; mentre i corsi d’acqua che le solcano hanno rappresentato per l’insediamento umano delle genti un elemento ostile e hanno portato ad un frazionamento delle aree.
Importante la ricchezza di ossidiana e minerali del sottosuolo.
I Protagonisti
Uomini del Neolitico, Sardi (Nuragici), Fenici, Greci, Cartaginesi (periodo punico), Romani.
La storia
In linea generale si possono distinguere tre età particolari della Sardegna:
– una anteriore all’origine del nuraghe (da 500.000 anni fa al 1900 a.C.), divisa in Paleolitico, Mesolitico, Neolitico, età del Rame ed età del Bronzo Antico.
– una contemporanea alla nascita e allo svolgimento della civiltà nuragica (1900-535 a.C.). Mentre questa si sviluppò, l’Isola fu visitata da navigatori provenienti dall’Oriente (Fenici), dalla Grecia (Euboici e Corinzi), dall’Italia tirrenica (Etruschi) e costituì uno scalo obbligato per le rotte verso Occidente. Si sviluppò, in particolare lungo le coste, una forte presenza fenicia nel periodo 900-535 a.C.
dominio di Cartagine in Sardegna (535-238 a. C.)
L’anno 535 a.C. è richiamato come data convenzionale che, ricordando la battaglia navale ad Alalìa (o del Mar Sardo) in Corsica tra Cartaginesi, alleati con gli Etruschi, e i Focei di Alalìa.
Il passaggio della Sardegna alla fase punica fu anche l’applicazione dura e traumatica di una politica di cui molti centri fenici dell’isola dovettero subire dolorose conseguenze (trasferimento forzoso di popolazione, penetrazione capillare negli spazi fertili dell’Isola).
Oltre al passaggio da una politica prevalentemente commerciale (i minerali) a una politica agraria, cambiarono anche il rito di sepoltura (dalla cremazione all’inumazione), le tipologie tombali (dalla fossa e dalla cista alla tomba ipogeica con camera) e furono introdotte nuove tipologie artigianali (maschere, protomi, rasoi, uova di struzzo).
ROMA – Età Romana 238 a.C. al 476 d.C.
Alto Medioevo 476-1000 d.C.
Il periodo nuragico
Vale la pena di dedicare un’attenzione speciale perchè promotore di una cultura particolarmente caratterizzante per forme architettoniche e urbane nella Sardegna. Il periodo è diviso in due fasi:
– nella prima (età del Bronzo) costruzione di nuraghi (residenze fortificate) e delle Tombe di Giganti;
– nella seconda (età del Ferro), bronzetti e esempi di statuaria.
I nuraghi (rinvenuti circa 7500 esemplari) erano molto probabilmente residenze fortificate; a secondo della complessità furono realizzati come semplici torri o con l’aggiunta di bastioni e torri.
L’architettura sacra nuragica fu costituita da templi di cui ci sono guinti 5 esempi del tipo cosiddetto a megaron e da una trentina di pozzi sacri; elementi essenziali di queste costruzioni sono un cortile destinato a riti collettivi, un vestibolo, una scala che portava alla fonte e una camera circolare che copriva la sorgente d’acqua.
Grandiosa è l’architettura funeraria: oltre alle più semplici sepolture, caratteristica dell’epoca sono le cosiddette tombe dei giganti, sepolture collettive costruite con lastroni di pietra e costituite da un lungo corridoio coperto (la vera cella funeraria) preceduto da un’esedra semicircolare, spesso rivestita da una serie di ortostati di varia altezza, digradanti a partire da quello centrale.
Per quanto riguarda l’architettura nuragica, è da ricordare che la tecnica muraria delle costruzioni è quella “ciclopica”, cioè a blocchi poligonali con pietre poco o nulla lavorate e con notevole uso di zeppe, usata soprattutto per le costruzioni di carattere militare. Ad essa si affianca anche quella “isodoma” in cui le pietre, e specialmente la faccia esterna di esse, sono lavorate con finezza; quest’ultima è più utilizzata (ma non esclusivamente) per l’architettura religiosa (monumentalità più accurata).


27 maggio: pozzo sacro di Sa Testa

Il pozzo sacro di Sa Testa è stato scoperto negli anni trenta del xx sec. lungo la strada costiera da Olbia a Golfo Aranci, da pastori in cerca d’acqua.
Il monumento, costruito in blocchi lavorati di granito e scisto è orientato in un asse NNO-SSE. Ha una lunghezza totale di 17,47 m. Sa Testa comprende un cortile circolare, un ingresso trapezoidale, una scala e una thòlos, che racchiude la fonte.
L’accesso avviene sul lato nord mediante quattro scalini discendenti. Il cortile interno, ampio 8,30 × 7,41 m era, probabilmente, destinato ai rituali. È delimitato da un basso temenos circolare. È provvisto di una canaletta di drenaggio. Dal cortile si accede a una scalinata di 17 gradini, la cui larghezza si restringe progressivamente, che porta al livello della sorgente.
La fonte è coperta per 5,25 m da una thòlos che si restringe verso l’alto e si conclude con un foro circolare che, originariamente, comunicava con una seconda thòlos, a livello del terreno, di cui residuano solo alcuni filari di blocchetti di granito.
La datazione delle forme più antiche – tuttora incerta – sembra confermarne la contemporaneità con gli altri esempi di pozzi sacri rinvenuti nell’isola (Età del bronzo finale, 1200-900 a.C.).
I reperti rinvenuti durante lo scavo sono conservati nel Museo archeologico nazionale di Cagliari.


28 maggio: Malchittu, Arzachena, Olbia

Il complesso archelogico di Arzachena; Cultura di Arzachena.
Del circolo funerario di Li Muri, scoperto nel 1939 e dalla roccia Il Fungo, chiamato in dialetto Monti Incappiddhatu, sappiamo che nel Neolitico (V millennio a. C., circa il 4.200) in questa area fu fondata una prima civiltà, dando vita ad una vera e propria cultura, la cultura di Arzachena.
Da quel momento e fino all’età del Bronzo furono costruiti i primi nuraghi e le tombe di Giganti (II millennio a. C., circa 1.800-1.400).
L’economia era di tipo agropastorale a quei tempi, ma ci sono dettagli importanti che testimoniano la forte attitudine al commercio e alla navigazione di quei popoli.
Il tempio di Malchittu sorge a poco più di due chilometri da Arzachena e rappresenta l’unico edificio religioso di età nuragica finora indagato nel suo territorio. Un’ulteriore particolarità è il fatto che il tempio si è conservato in ottime condizioni: mancano, infatti, soltanto la copertura – che doveva essere in legno a doppio spiovente con trave centrale di sostegno – e il rivestimento del pavimento, originariamente in acciottolato.
La struttura è a pianta sub-rettangolare, con parte terminale absidata, costituita da vestibolo e camera. Come consuetudine nei templi in antis, le pareti del vestibolo sono ricavate dal prolungamento in avanti delle pareti laterali. Sul lato di fondo si apre l’ingresso alla camera, dotato di architrave e finestrino di scarico. Il vano principale è rettangolare, lungo circa 8 metri.
Il complesso comprende anche necropoli e villaggio.
Tomba di Giganti di Moru: monumento sepolcrale pertinente al nuraghe
Albucciu (due fasi di utilizzo, dal 1900 al 950 a.C. circa). La tomba pare pertinente a un nuraghe situato a circa 1500 metri di distanza, del quale restano poche tracce.
Tomba di Giganti Li Lolghi. In una prima fase (1800 a.C. circa) fu costruito un dolmen allungato, originariamente ricoperto da un tumulo di terra e pietre. Successivamente, fra il 1600 e il 1400 a.C., fu aggiunto un lungo corridoio sepolcrale e l’esedra antistante ingresso.
Tomba di Giganti di Coddu Vecchiu. Sepolcro collettivo che probabilmente
accoglieva i defunti del vicino villaggio di La Prisgiona. Ad una tomba a galleria costruita intorno al 1800 a.C., fu aggiunta in epoca nuragica l’esedra
(presumibilmente tra il 1600 e il 1400 a.C.)
Nuraghe Albucciu ha tipologia “a corridoio” con scala elicoidale che permette di raggiungere il piano superiore del terrazzo; restano mensoloni su cui era
impostata la sporgenza del terrazzo (cfr. modellini di nuraghe). La
frequentazione del nuraghe si colloca tra il 1400 e il 650 a.C. circa.
Nuraghe La Prisgiona ha tipologia “a tholos” con addizione di due torri e bastione, 1400-790 a.C. circa. Intorno al nuraghe villaggio: Capanna delle Riunioni (C1), dotata di sedile anulare vicino pozzo profondo quasi 8 metri (P); capanna C3 con resti di forno per ceramiche e capanna C2, con grande quantità di ceramiche; Vano 14 con quantità di argilla per ceramica fine. La contiguità dei due vani fa pensare all’attività di un vasaio.
Questi rinvenimenti fanno pensare a un mutamento nell’organizzazione del lavoro (da una produzione domestica a un artigianato più specializzato). Nella capanna C10 resti di un forno da pane.


29 maggio: Chiesa di Saccargia, Monte d’Accoddi, domus De Ianas, Alghero

Località Saccargia.
Chiesa dedicata alla SS. Trinità, edificata nel XII secolo d. C.; esempio di architettura gotico-pisana. Faceva parte di un grande complesso monastico benedettino camaldolese.
Monte D’Accodi.
“Santuario” monumentale costituito da una lunga rampa e da un terrapieno a più terrazze, sulla cui sommità si trovava un altare. Il monumento conobbe due fasi costruttive: la prima è quella del cosiddetto tempio rosso, databile attorno al 3000 a.C. (età del Rame – fase I), che fu poi inglobato nella seconda struttura successiva (fase II) che rialzò anche il piano di calpestio. Questa seconda fase si data entro il 2700 a.C. e rimase in uso per tutta l’età del Rame, fino alla prima parte dell’etàdel Bronzo (1900 a.C. circa).
Accanto al monumento sono presenti un grande lastrone con sette fori
(probabilmente una tavola per offerte); una grande pietra lavorata di forma sferoidale, che sembra essere riferita a un culto solare, un menhir e resti di fondi di capanne. Di grande interesse è la cosiddetta Capanna dello Stregone, con cinque ambienti.
Località Crucifissu Mannu.
Il sepolcreto, scavato su un banco orizzontale di roccia calcarea, comprende almeno ventidue domus de janas, tutte realizzate nel periodo compreso tra il Neolitico Recente (IV millennio a.C.) e l’età del Rame iniziale (III millennio a.C.); intensamente utilizzate, salvo sporadici riutilizzi in epoca romana, sino al 1.500 a.C. circa (età del Bronzo). Le tombe risultano tutte pluricellulari, ossia composte da più vani comunicanti; al loro interno si accede attraverso un pozzetto oppure mediante un corridoio orizzontale detto dromos.
OLBIA
Visita alla cattedrale e passeggiata per il centro storico.


30 maggio: Bonorva, Santu Antine, Pozzo S. Cristina, Therros

Località Santu Antine.
Nuraghe di Santu Antine (XV secolo aC.), definito popolarmente come “Casa del Re”, rappresenta, l’esempio più imponente e suggestivo prodotto
dall’architettura nuragica, che, in questa costruzione, così complessa eppure dalla geometria essenziale ed armoniosa, sembra avere raggiunto il più alto grado di evoluzione tecnica e formale. Costituito da una torre centrale a tre piani, racchiusa da un bastione trilobato triangolare con tre torri, presenta la particolarità di corridoi interni di raccordo tra i di diversi ambienti.
All’esterno resti di capanne nuragiche e abitazioni di epoca romana.
Località Santa Cristina.
Pozzo sacro, datato all’XI secolo a.C., di cui resta soltanto la parte ipogeica. Le strutture emergenti sono attualmente limitate al muro perimetrale (la cui pianta è a forma di serratura di chiave). L’eccezionale opera muraria della scala e della cella è di tipo isodomo, con blocchi disposti a file orizzontali, ma con la parte superiore sporgente di un centimetro rispetto a quella inferiore, in modo da ottenere un profilo dentellato.
Località Tharros
Situata nella penisola di San Giovanni di Sinis, la città fu fondata dai Fenici verso la fine dell’VIII secolo a.C. su un’area già frequentata in epoca nuragica. I resti attuali appartengono al periodo punico, con forti rimaneggiamenti di epoca romana. Fu abbandonata attorno all’anno 1050 d.C. per dare origine all’attuale
Località Sant.Andrea Priu dove si una necropoli è costituita da una ventina di tombe.
Notevolmente interessante la Tomba del Capo, una struttura monumentale costituita da 18 ambienti e con un vano semicircolare, all’ingresso, il cui soffitto è lavorato a imitazione delle travi di legno della copertura reale delle capanne. Riutilizzata in epoca romana, con l’aggiunta di affreschi e ingrandimento di alcuni ambienti, fu trasformata in chiesetta in epoca medievale con l’aggiunta di altre pitture (1000-1100 ?) dedicandola a S. Andrea.
Altra sepoltura è la Tomba a camera, il cui soffitto imita la copertura lignea a doppio spiovente, con trave centrale, di una capanna nuragica.
Località S. Giovanni in Sinis
Cattedrale dei prelati d’Arborea prima del trasferimento della
sede vescovile ad Oristano, è una costruzione bizantino-romana. L’edificio, sorto nel VI sec. d.C., su un’area adibita a necropoli in origine pagana e
successivamente della comunità cristiana, si presenta oggi nella veste assunta in età altomedievale, tra il IX e l’XI sec. d.C.


31 maggio: Cabras, Ipogeo S. Salvatore, Barumini, Iglesias

San Salvatore
Il villaggio di San Salvatore è un esempio di centro religioso temporaneo, nato per permettere a famiglie di devoti di Cabras di trasferirsi stabilmente nel luogo durante i 9 giorni di novena precedenti una festa che si svolge ai primi di settembre (Corsa degli scalzi da Cabras a San Salvatore).
Sotto la Chiesa intitolata a Gesù Salvatore (fine XVII secolo) si trova un ipogeo collegato a un pozzo, parte scavato parte costruito, le cui pareti
presentano numerosi graffiti e dipinti di varie epoche. I resti più antichi sono databili tra il IV e il V secolo d.C.
Località Cabras
Museo Archeologico. Sale dedicate alla civiltà nuragica dell’area di Cabras e del Sinis e in particolare al sito di Mont’e Prama, dove sono stati rinvenuti 10.000 frammenti di sculture. In mostra 16 modellini di nuraghi. Ricostruite 28 figure gigantesche in pietra di dimensioni naturale di guerrieri, datate al IX-VIII secolo a.C. Interessante laboratorio di restauro.
Località Barùmini
Presenta un nuraghe di tipo addizionale, nato come monotorre (fase A, XV-XIII sec. a.C.), poi ingrandito con l’aggiunta di 4 torri unite da cortine
murarie rettilinee e l’antemurale (fase B, XIII-XII sec. a.C.); successivamente fu realizzato un rifascio delle strutture murarie con chiusura delle feritoie delle torri e dell’ingresso originario al complesso (fase C, XII-VIII sec. a.C.). Il villaggio sottostante fu distrutto e ricostruito (fase D, VII-VI secolo a.C.). Si rileva una presenza punica e poi romana (fase E, V a.C. – III d.C.).
Del villaggio si è visto: capanna 172 con macina; capanna 42 con ambienti annessi; capanna 20 con ambienti annessi; torre H; capanna zz dall’alto case quadrangolari di epoca punica e romana.


1 giugno; Antas Museo Archeol. Sant’Antioco, Monte Sirai

Aera santuariale di Antas
Dedicata, in epoca punica al dio Sid e in epoca romana al Sardus
Pater. Pochi sono i resti ascrivibili alla fase punica, pertinenti a un sacello che conobbe due fasi di costruzione: una del 500 a.C. circa e una (tripartito) del 300 a.C. circa.
La visione attuale mostra soprattutto il tempio di epoca romana, edificato in epoca tardo repubblicana (II secolo a.C.), restaurato forse all’epoca di Augusto ma sicuramente in epoca di Caracalla (fine II-inizi III sec. d.C.).
Per Cartagine l’edificazione del tempio rientra in una strategia di pacificazione e di controllo del territorio agricolo e minerari; per Roma è testimonianza di una forte romanizzazione con un’attenzione al territorio agricolo. Opera che rivela una grande disponibilità finanziaria, deve avere avuto come sostegno il mondo dei piccoli imprenditori agrari.
Visitati: area di una necropoli di età nuragica; resti del sacello punico; resti del tempio romano.
Museo di S. Antioco
Museo Archeologico. Prima colonia fenicia su un sito nuragico (pannelli, ceramiche e modellino con navi). Poi fase punica (ceramiche, materiali
dell’abitato, della necropoli, del tofet, stele del tofet).
Da ricordare i leoni ritenuti parte di una porta delle mura, ma probabilmente parte di un monumento-mausoleo.
Accurate ricostruzioni di modellini di navi fenicie ad uso sia militare che commerciale.
Località Monte Sirai
Sito con testimonianze di epoca punica, vissuto anche in epoca romana.
Visitate la necropoli fenicia, necropoli punica con tombe a
camera con dromos con scala (in particolare tomba con
pilastro centrale e segno di Tanit rovesciato); le mura;il tempio di
Astarte; inpianto strade; la casa Fantar; la Casa del lucernario di talco.


2 giugno: Nora, Cagliari

Località Nora
Colonia fenicia fondata nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., ebbe una lunga continuità di vita e fu abbandonata nel Medioevo, quando ormai Cagliari era diventata più importante. La visione globale della città è databile alla fine II-inizi III secolo d.C.
Diversi i siti visitati: la necropoli fenicia e punica; l’area del tofet; l’anfiteatro romano; le terme di Levante; il Tempio di Tanit; l’area del foro con Basilica e il Tempio Romano (probabilmente dedicati agli imperatori); il teatro; il quartiere residenziale con muri “a telaio”; le Terme centrali; il tempio di Eshmun/Esculapio; la Domus dell’Atrio tetrastilo; la Domus detta “del direttore Tronchetti”; le Terme a mare.


3 Giugno: Cagliari

Museo Archeologico di Cagliari.
Si può veramente dire che concentra in un percorso di grande validità didattica un sunto documentale di quanto si è visto durante il viaggio senza trascurare testimonianza dei contatti economici-culturale con tutto il bacino del Mediterraneo nelle varie fasi storiche. In rilievo le rotte commerciali di approvvigionamento di materiali e beni, anche preziosi come l’ambra del baltico e commercializzazione dei metalli estratti nel territorio.
Piano terra: percorso cronologico, dal paleolitico all’epoca romana.
Piani superiori: percorsi topografici.
In particolare visto: da Cagliari deposito votivo di Santa Gilla (1), statua di Bes di epoca greco romana, statue di sfingi di epoca romana; da Nora stele con nome shrdn (2) e statue in terracotta dal tempio di Eshmun (giovane avvolto da un serpente – 3); dalla necropoli di Monte Luna (Ca) gioielli ellenistici in parte provenienti da Taranto; Da San Sperata (SU) maschera ghignante; da Monte Sirai statua di Astarte; da Tharros: stele e cippi dal tofet e dalla necropoli punica.
Interessante la collezione di armi e bronzetti votivi che ci danno un’indicazione su usi e costumi anche nella vita quotidiana oltre che nell’ambito religioso e funerario.
Gradevole il percorso nel Parco pubblico comunale, ricco di varietà botaniche autoctone e non e la visita alla Cattedrale di Cagliari che annovera inclusioni architettoniche di variegati periodi storici.