Quarantatrè secondi

di Enzo Venturini

Con il cuore do il benvenuto a questo libro di Enzo Venturini, giovane scrittore romagnolo, che racconta una storia ambientata nella bassa (Romagna) in uno degli operosi paesi che non hanno pretese ma che racchiudono forza, vitalità, ingegno e attenzione alle persone.

 Il nostro protagonista, Enrico, è un ragazzo che ha scelto di abitare al piano di sopra della casa della nonna Maria, malata di Alzheimer, che va tenuta d’occhio. Enrico lo fa con affetto, riconosce i sintomi ormai, quando ci sono giorni buoni dove il pensiero fluisce un po’ meglio e giorni in cui il ripetere delle frasi che la nonna articola diventa ossessivo e porta quasi alla esasperazione degli altri componenti della famiglia.

Con grazia l’autore ci fa conoscere i suoi anziani: oltre alla nonna Maria, che deve essere stata una gran lavoratrice dal momento che pur nella sua condizione la appaga poter essere utile alla famiglia con qualche incombenza tipo stirare i panni, ma che ha continuo bisogno di sapere a chi far riferimento. “Chi mi tiene in consegna oggi?” ripete Maria con una frequenza impressionante. I familiari che si dividono i momenti di assistenza durante il giorno sono costretti a mettere in atto anche qualche piccola strategia per non peggiorare la situazione e fare in modo di trasmetterle sicurezza.

Poi c’è zia Costanza che è ospite di una residenza per anziani, ben lucida e in grado di mantenere una osservazione critica su ciò che la circonda, che Enrico va spesso a trovare. Sarà proprio durante una di queste visite che ci sarà un incontro speciale, quello con il sig. Libero. Lo si nota all’interno della struttura per essere sempre distante dagli altri, concentrato su qualcosa, preso dai suoi libri e chissà da quali pensieri.

“……non si comporta come dovrebbe…..c’è un errore di 43 secondi d’arco per secolo!” articola per attirare l’attenzione di Enrico che si trova suo malgrado a doversi mostrare disponibile ad ascoltarlo come spesso è sicuramente accaduto a qualcuno di noi con   una persona anziana anche se non ne abbiamo tempo e voglia. Ma Libero riserva una sorpresa, se le prime frasi risultano farneticanti, il foglio che sventola sotto il naso di Enrico con il disegno di una traiettoria compiuta da un oggetto attorniato da una marea di calcoli è qualcosa di particolare, Enrico che è un ingegnere, e qualche reminiscenza di fisica dai tempi dell’università ce l’ha, riconosce la complessità di quei calcoli e accetta la sfida di verificarne la correttezza. Il busillis che frulla in testa a Libero riguarda l’orbita del pianeta Mercurio e da qui si dipana tutta una serie di ricerche e uno speciale rapporto tra loro.

Si sviluppano fasi che sembrano quelle di una caccia al tesoro, studio, ricerche, manifestazioni oniriche dove Enrico si trova a sentire la necessità di verificare e approfondire concetti che lo portano a spiegarci il senso della teoria della relatività di Einstein e a scoprire come il matematico lughese Gregorio Ricci Curbastro sia stato fondamentale attraverso le sue importanti scoperte nel campo della matematica collegate “ad una relatività insita nelle regole della fisica e della mente”.

 Sarà proprio il rapporto spazio-tempo a chiarirci “l’importanza del confronto tra la soggettività delle percezioni e la dipendenza dall’osservatore”. Ragionamento che se applicato ad un senso di umanità porterà a far riflettere sulla relatività della mente umana e del valore del tempo specificatamente alla percezione distorta del mondo per i malati di Alzheimer.

Chi ha avuto esperienza familiare con una malattia che annebbia la mente umana sa sulla sua pelle che il concetto di realtà è qualcosa di variabile, che non esiste una sola normalità, ogni caso è a sé, ognuna di queste persone ha un suo rapporto con il tempo e con lo spazio ma tutte, nessuna esclusa, fortemente ancorate a brandelli di memoria che di tanto in tanto possono riaffiorare ma che mai li abbandonano.

E’ un libro pieno d’amore questo di Enzo Venturini, per la dignità delle persone, per la famiglia, per la sua terra, la Bassa, fatta di campi infiniti, di incroci di strade, di cultura pratica che deriva da una ricca e profonda cultura contadina e di eccellenze spesso tenute gelosamente per sé, come per la storia di Ricci Curbastro, il matematico lughese stimato in tutto il mondo che ebbe un ruolo fondamentale negli studi di Einstein e che in pochi conoscono.

Bisogna riconoscere all’autore di aver scelto una strada inconsueta per parlarci di sentimenti, di vita, di rapporti umani, di attaccamento alla sua terra. Non mi era mai capitato di passare dalle scienze matematiche per provare così tanti sentimenti.

Maria rosa

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